Gli emirati di Bari e di Taranto

LE INCURSIONI DEGLI ARABI NELL’ITALIA MERIDIONALE

Sfruttando la Sicilia appena invasa come testa di ponte, gli Arabi cominciarono a effettuare scorrerie anche nell’Italia meridionale. Intorno all’835 il duca di Napoli richiese l’assistenza militare degli Arabi nella guerra contro il principato di Benevento, ma gli infidi alleati musulmani ne approfittarono comportandosi in maniera assai discutibile, saccheggiando i territori dello stesso duca napoletano e impadronendosi di parte della regione.

Nel 839 per giunta il principe di Benevento, Sicardo, si spense e scoppiò una guerra civile, o lotta per la successione, tra i due pretendenti al trono, Radelchi e Siconolfo. Quest’ultimo aveva ottenuto il supporto dei recalcitranti longobardi di Salerno. I due pretendenti fecero ulteriore ricorso ai mercenari arabi, i quali ne approfittarono per saccheggiare i territori invasi e, una volta impadronitesi di alcune delle maggiori città costiere del Tirreno e dell’Adriatico, si diedero alla pirateria.

In una di queste azioni, verso l’838, i pirati arabi saccheggiarono Brindisi. Sicardo inviò delle truppe in soccorso della città saccheggiata ma esse furono sconfitte dagli Arabi. Poco tempo dopo i pirati arabi conquistarono Taranto fondandovi un emirato.

Furono vani gli appelli all’occidente cristiano dell’imperatore bizantino Teofilo, preoccupato per la crescente minaccia costituita dai pirati musulmani per i territori adriatici dell’Impero. Le negoziazioni con l’imperatore carolingio Ludovico il Pio e con l’emiro ispanico non portarono a nulla, mentre nell’840 il doge venetico Pietro Tradonico accettò di inviare una flotta di sessanta navi contro i pirati arabi che però furono miseramente distrutte in una battaglia navale. I pirati approfittarono del successo appena conseguito per saccheggiare le coste della Dalmazia nonché Ancona.

Nell’841 Bari fu occupata dalle truppe di un berbero di nome Khalfun, all’epoca al servizio del gastaldo longobardo della città. Khalfun fondò in questo modo un emirato indipendente (l’emirato di Bari). Furono ancora vani gli appelli di Teofilo all’imperatore carolingio (all’epoca Lotario I) a causa della crescente crisi dell’impero occidentale che gli impedì di intervenire contro i pirati musulmani. Se non altro il ducato di Napoli smise di fare ricorso ai mercenari arabi e si pose in difesa della cristianità ma la debolezza dei due imperi carolingio e bizantino impedì una riscossa immediata. Nel frattempo gli arabi avevano preso di mira i centri costieri tirrenici, arrivando addirittura a saccheggiare la stessa Roma nell’846.

L’INTERVENTO CAROLINGIO E LA FINE DELL’EMIRATO DI BARI

Ludovico durante la presa di Bari dell’871
(litografia del XIX secolo).

In ogni caso Lotario I, turbato dal sacco di Roma, si rese finalmente conto che era necessario intervenire e affidò la missione di combattere i Saraceni nell’Italia meridionale al figlio Ludovico II, già nominato re d’Italia. Nell’849 Ludovico II scese in Italia meridionale e riuscì a liberare Benevento dai Saraceni nonché a porre fine alla guerra civile tra Siconolfo e Radelchi: il primo sarebbe diventato principe di Salerno e il secondo principe di Benevento. Con tale compromesso il principato di Benevento perse parte dei territori che andarono a costituire l’appena fondato principato di Salerno portando a una ulteriore frammentazione territoriale della Langobardia Minor.

Nell’866 Ludovico II, nel frattempo diventato imperatore, allestì una nuova spedizione contro gli Arabi dell’Italia Meridionale. Nel frattempo cercò un’intesa con l’imperatore bizantino Basilio I in funzione anti-araba ma le due potenze non riuscirono a coordinarsi. Secondo gli accordi la marina bizantina avrebbe dovuto intervenire in appoggio all’assedio carolingio di Bari, ma quando la flotta arrivò nell’869 si scoprì che le truppe di Ludovico II avevano nel frattempo levato l’assedio. In ogni caso Ludovico II tornò all’attacco e nell’871 conquistò Bari ponendo fine all’emirato avente ivi sede.

Il successo fu di breve durata a causa degli intrighi dei principi longobardi che mal tolleravano la presenza dell’imperatore carolingio nell’Italia meridionale, perché limitava il loro potere (erano suoi vassalli), e con un pretesto arrivarono finanche a imprigionarlo. In cambio della liberazione Ludovico II dovette lasciare l’Italia meridionale. Si spense a Brescia nell’875 mentre nel frattempo erano riprese le incursioni degli Arabi nel Sud Italia.

LA FINE DELL’EMIRATO DI TARANTO

Le città della Calabria e della Terra di Otranto continuarono a essere impunemente saccheggiate dagli Arabi di Sicilia o di Taranto senza ricevere alcun soccorso da parte bizantina. I prigionieri venivano venduti come schiavi in Africa o in altri mercati di oltremare.

L’imperatore Basilio I, abbandonando l’approccio rinunciatario dei suoi predecessori, decise finalmente di intervenire lanciando una controffensiva che ebbe successo in Italia meridionale ma non in Sicilia. Nell’876 il primicerio bizantino Gregorio, governatore di Oltranto, ricevette la richiesta di aiuto dagli abitanti di Bari contro la minaccia araba e, accogliendola, la occupò nello stesso anno, il 25 dicembre (natale). Bari divenne la residenza di Gregorio che inviò il gastaldo longobardo della città e alcuni influenti cittadini a Costantinopoli affinché prestassero giuramento all’imperatore Basilio I.

Nell’880 un consistente esercito bizantino (almeno 35.000 uomini) sbarcò in Calabria, sotto il comando del protovestiario Procopio e dello stratego Leone Apostippo. Da lì marciò verso Taranto con l’intento di riconquistarla agli Arabi. In prossimità della città i difensori arabi ingaggiarono una battaglia con l’esercito assediante nella quale trovò la morte Procopio, complice il mancato intervento in suo soccorso dell’altro comandante bizantino, Leone Apostippo (sembrerebbe che i due non si sopportassero). Apostippo riuscì comunque a espugnare Taranto ponendo fine all’emirato di pirati arabi avente ivi sede. L’Impero bizantino stava recuperando terreno in Italia Meridionale.