Il servizio postale in età tardo-imperiale

IL SERVIZIO POSTALE IN ETA’ TARDO-IMPERIALE

L’efficienza del servizio postale nell’Antica Roma era di importanza fondamentale nel mantenimento dei rapporti con gli stati limitrofi o per far arrivare nelle province dell’Impero le disposizioni e le normative imposte dall’Imperatore oppure ancora per informare il governo centrale dei problemi nei territori lontani dalla capitale (ad esempio una nuova eventuale invasione) affinché fossero presi i provvedimenti più opportuni per porvi rimedio. Lungo le strade romane, in media ogni 16-20 chilometri, si trovavano numerose stazioni di posta (mutationes) dove il messaggero (il tabellario) poteva cambiare i cavalli; inoltre il tabellario poteva mangiare e pernottare nelle cosiddette mansiones, distanti in media l’una dall’altra 50-80 km. Il servizio postale, per l’epoca, era efficiente ma declinò gradualmente.

Tra la fine del IV secolo e l’inizio del V secolo, in un’epoca in cui il movimento rapido delle truppe e degli ufficiali del governo era una questione di importanza fondamentale, sembrerebbe che le strade principali e l’efficienza del servizio postale fossero in stato disastroso. A partire dal 395, come testimonia il Codice Teodosiano, Onorio emanò più di dieci editti su questa questione (vedasi Codice Teodosiano, VII, 5, 53-65). In una legge (Codice Teodosiano, XV, 3, 4) l’Imperatore ammette che, a causa delle condizioni disastrose delle strade della prefettura d’Italia e della necessità di ripararle, era costretto a revocare l’esenzione dalle tasse  agli ufficiali di rango illustre.

Un corpo speciale di ufficiali imperiali noti come curiosi aveva il compito di controllare che le regole non venissero violate (vedasi Codice Teodosiano, VI,29), ma, come testimoniano gli editti successivi, si ebbero grosse difficoltà nel garantire il rispetto di tali leggi. Onorio dovette legiferare ulteriormente al fine di evitare il ripetersi di ulteriori abusi. Ad esempio l’uso delle stazioni di posta per i cavalli era proibita con una pesante multa. Stando a una legge del 401 (vedasi Codice Teodosiano, VIII, 5, 63), stava diventando un gravoso abuso, e un fardello pesante per i provinciali, che dovevano fornire ulteriori cavalli alle stazioni. In quegli anni, persone dirette in distretti remoti potevano ottenere, con la corruzione o ottenendo favoritismi sulla base del loro rango, agevolazioni di viaggio che potevano risultare fatali per la regolarità del servizio nonché onerose ai provinciali.

Alcuni editti sembrerebbero indicare un declino dell’efficienza del servizio. Un editto del 404 implica che non si riuscì a garantire il rifornimento di servi e ufficiali sulle grandi strade (Codice Teodosiano, VIII,5,65). In Gallia e in Spagna i mulattieri vennero esonerati dalla funzione che essi erano tenuti ad adempiere. Gli animali nelle stalle pubbliche non erano nutriti adeguatamente, a causa della disonestà degli addetti (Codice Teodosiano, VIII, 5, 60). La corruzione dilagava, e in una legge i capi del dipartimento ricevettero l’ordine di porre fine ai loro abusi e conformarsi alle regole (Codice Teodosiano, VI, 29, 9). Il corpo degli ufficiali civili detti curiosi aveva il compito di tutelare, con la loro supervisione, il corretto funzionamento del servizio postale sulle grandi strade, soprattutto con l’obbiettivo di prevenire l’abuso del privilegio della evectio (Codice Teodosiano, VI, 29, 6). Altra loro funzione era quella di visitare distretti remoti, e mantenere informato il governo di ogni movimento sospetto presso la popolazione. È evidente che una polizia di questo tipo in tempi di confusione era aperta ad abusi pericolosi. Questi ufficiali divennero così venali e oppressivi che dovettero essere rimossi in un colpo solo dalla provincia dell’Africa nel 414 (Codice Teodosiano, VI, 29, 11). A ciò si aggiunse, nel 415, il ritiro dei curiosi dalla Dalmazia e dalle regioni limitrofe (Codice Teodosiano, VI, 29, 12).

Nel corso delle incursioni di Alarico, buona parte della popolazione dei distretti invasi fuggì dalle proprie dimore. Alcuni di essi trovarono riparo nelle parti della provincia meno colpite dall’invasione, ponendosi sotto la protezione dei grandi proprietari terrieri e venendo così costretti a servirli come servi (Codice Teodosiano, V,5,2). Altri fuggirono nelle isole dell’Adriatico settentrionale. Nel 410 l’Imperatore Teodosio II, forse su esortazione di Onorio, ordinò che fosse tenuta una rigorosa sorveglianza in tutti i porti della Dalmazia, per impedire a tutti coloro non provvisti di lettere dal governo romano di entrare nei suoi domini (Codice Teodosiano, VII, 16, 2). Questa misura fu presa espressamente a causa delle usurpazioni di Attalo e Costantino III, e alla devastazione delle province occidentali ad opera dei barbari. Per rendere effettivo quest’embargo, Onorio distribuì curiosi lungo i numerosi punti di comunicazione tra Occidente ed Oriente, ma i suddetti ufficiali abusarono del loro potere impedendo alle persone di trovare riparo in luoghi dove essi sarebbero stati al sicuro, o estorcendo loro denaro in cambio della concessione del permesso di mettersi al riparo. Il male divenne così intollerabile che con un editto del 415 i curiosi vennero perentoriamente rimossi dai distretti a cui avevano nuociuto con tale gravosa sorveglianza.