La conquista islamica della Sicilia

L’INIZIO DELL’INVASIONE

Nell’827 il turmarca bizantino Eufemio, comandante della flotta dell’isola, si rivoltò all’impero e, intenzionato evidentemente a ritagliarsi un dominio personale con l’assistenza militare degli Arabi, si rivolse alla dinastia aghlabita che aveva costituito un emirato indipendente nell’odierna Tunisia. L’emiro aghlabita accolse la richiesta di aiuto di Eufemio inviando in Sicilia un esercito di circa 10.000 uomini, sotto il comando di Asad ibn al-Furat.

Imbarcatosi su una flotta di circa settanta navi, l’esercito aghlabita sbarcò a Mazara nel giugno 827. L’esercito bizantino lealista, condotto da un certo Palata, tentò di contrastare l’invasione ma, nonostante la superiorità numerica, fu sconfitto dalle truppe arabe in una battaglia svoltasi in una pianura a ovest di Corleone nel mese di luglio. In seguito a questa vittoria gli invasori marciarono indisturbati su Siracusa e nel frattempo si sbarazzarono di Eufemio, che nell’828 fu ucciso con l’inganno dai suoi stessi uomini durante l’assedio di Castrogiovanni (odierna Enna).

Dopo vane trattative con i Bizantini, che in questo modo guadagnarono tempo, il comandante arabo procedette ad assediare Siracusa. L’assedio però fallì per l’intervento decisivo di una flotta inviata dal doge veneziano Giustiniano Partecipazio, sollecitato dall’imperatore Michele II, in soccorso della città. Per giunta un’epidemia decimò l’esercito invasore provocando la morte dello stesso Asad nell’estate dell’828. Gli Arabi, levato l’assedio a Siracusa, penetrarono nell’entroterra espugnando Mineo per poi dirigersi a sud prendendo Girgenti e attaccando invano Castrogiovanni.

Nell’830, ricevuti rinforzi dalla Spagna e dalla Tunisia, gli invasori procedettero ad assediare Palermo che cadde nel settembre dell’831. Gli stenti provati dai palermitani durante l’anno di assedio furono tali da ridurre la popolazione da sessantamila a tremila abitanti. L’imperatore Teofilo, resosi conto della gravita della minaccia dopo la caduta di Palermo, inviò in Sicilia uno dei suoi migliori generali, Alessio Mosele (peraltro suo genero). Tuttavia i sospetti di tradimento ne costarono il richiamo poco tempo dopo.

L’AVANZATA DEGLI ARABI

Nel settembre 835, dopo una fase di relativa tranquillità, l’avanzata islamica riprese. L’emiro aghlabita Ziyadat Allah nominò suo nipote Ibrahim ibn Abd Allah governatore dei territori conquistati in Sicilia e questi raggiunse Palermo, la propria capitale, con consistenti rinforzi. In breve tempo il nuovo governatore sottomise l’intera parte occidentale della Sicilia espugnando, tra l’838 e l’839, Platani, Caltabellotta e Corleone. Negli anni successivi l’avanzata continuò con la caduta di Messina (842-843), Modica (845), Lentini (846) e Ragusa (848).

Dopo la morte di Abd Allah (851) gli succedette come governatore al-Abbas ibn al-Fadl, il quale espugnò Enna il 24 gennaio dell’859, dopo che la città aveva resistito per oltre venticinque anni a ogni assalto. Decisivo fu il tradimento di un bizantino fatto prigioniero, il quale rivelò agli arabi l’esistenza di un passaggio segreto attraverso il quale era possibile penetrare in città. In seguito a tale rovescio l’imperatore bizantino Michele III inviò in Sicilia una flotta sotto il comando di Costantino Contomita. Tale mossa si rivelò vana: non appena sbarcato, l’esercito bizantino fu sconfitto dagli arabi.

Dopo la morte nell’861 del governatore al-Abbas ibn al-Fadl, tensioni interne tra gli arabi portarono a una momentanea interruzione dell’avanzata che riprese con la nomina a governatore di Khafagia ibn Sufyan. Questi avanzò nella porzione orientale ancora sotto il controllo bizantino, espugnando Noto e Scicli. Gli Arabi sconfissero le truppe bizantine inviate in Sicilia dall’imperatore bizantino Basilio I e tentarono invano di espugnare Taormina nel 869. L’avanzata si interruppe di nuovo con la morte del governatore, Khafagia ibn Sufyan, ucciso da un soldato berbero.

LA CADUTA DI SIRACUSA

La caduta di Siracusa in mano araba (878), dal “Madrid Skylitzes”.

Dopo un nuovo periodo di tensioni interne, gli Arabi ripresero l’avanzata nell’877 prendendo d’assedio Siracusa, la capitale della Sicilia bizantina (thema di Sikelia). Dopo aver resistito per ben nove mesi, con la popolazione costretta a nutrirsi di cibi immondi e finanche a ricorrere al cannibalismo, il cedimento di una torre in prossimità del porto sottoposta ai continui attacchi delle macchine d’assedio nemiche provocò il crollo della parte delle mura a essa contigua e fu così che la città capitolò il 21 maggio 878 e fu saccheggiata per ben due mesi. I conquistatori arabi giustiziarono i difensori superstiti (più di quattromila uomini) e deportarono a Palermo la popolazione fatta prigioniera la quale fu liberata solo diversi anni dopo. La caduta di Siracusa generò tutta una produzione di componimenti letterari lamentevoli e fu interpretata da alcuni religiosi polemici come una punizione divina per le controversie teologiche dell’epoca.

Dopo la caduta di Siracusa gli Arabi avevano conquistato gran parte della Sicilia (all’incirca tre quarti) e solo alcune fortezze sulla costa orientale continuavano a resistere. L’imperatore Basilio I inviò in soccorso della Sicilia una flotta di 140 navi sotto il comando dell’ammiraglio Nasar, il quale sconfisse gli Arabi in una battaglia navale nei pressi di Milazzo nell’880. Otto anni dopo gli arabi si ripresero la rivincita in una seconda battaglia navale combattuta nello stesso luogo. Nel frattempo le operazioni militari terrestri si limitarono per lo più a razzie senza portare a sostanziali mutamenti territoriali. Le tensioni tra Arabi e Berberi contribuirono a questa nuova fase di stallo.

LA CADUTA DI TAORMINA E LA CONCLUSIONE DELLA CONQUISTA

Nel luglio del 900 il nuovo governatore Abu l-Abbas Abd Allah, figlio dell’emiro aghlabita Abu Ishaq Ibrahim II, sbarcò a Mazara riuscendo in breve tempo a porre fine alle tensioni tra Arabi e Berberi. Dopo aver preso Reggio Calabria il 10 luglio 901 tornò in Sicilia, temporeggiando invece di portare a termine la sottomissione delle ultime roccaforti bizantine. Il padre, Abu Ishaq Ibrahim II, contrariato per la mancata avanzata del figlio, lo richiamò e decise (o forse fu costretto dal califfo) di abdicare da emiro per assumere egli stesso il governo dell’isola. Abu l-Abbas Abd Allah succedette al padre come emiro aghlabita. Ibrahim II, sbarcato a Trapani nel giugno del 902, riprese rapidamente l’offensiva assediando Taormina. Domenica 1° agosto 902 gli Arabi riuscirono, forzando le mura, a espugnare e saccheggiare la città. Donne e fanciulli furono ridotti in schiavitù, mentre i difensori fatti prigionieri furono giustiziati insieme al vescovo cittadino Procopio. Con la caduta di Taormina si concludeva di fatto la conquista islamica della Sicilia, benché alcuni centri isolati sulla costa orientale (come Rometta) continuassero a resistere.