Le invasioni barbariche nei Balcani sotto il regno di Giustiniano

CONTATTI DIPLOMATICI TRA GIUSTINIANO E I BARBARI

Mentre le armate di Giustiniano conquistavano buona parte dei territori occidentali andati perduti nel secolo precedente, le province illiriche, sguarnite di truppe mandate a combattere in Occidente, furono più volte invase e saccheggiate dai Barbari. Giustiniano tentò di tenere a bada i Barbari che premevano sulle frontiere illiriche non tanto con le armi quanto con la diplomazia, con alterni risultati. Di fatto la politica di Giustiniano fu pesantemente criticata da alcuni storici coevi.

Procopio, in particolare, sostenne che le alleanze stipulate da Giustiniano con le popolazioni barbariche fossero spesso controproducenti in quanto le loro sempre più esorbitanti richieste di denaro aumentavano di pari passo con le concessioni ottenute, e spesso a ciò non corrispondeva ad un aumento delle prestazioni. Ad esempio gli Unni, che avevano ricevuto immensi donativi da Giustiniano che pensava così di farseli alleati,  vengono accusati da Procopio di intenzioni proditorie, ovvero saccheggiare l’Impero e impadronirsi delle sue ricchezze dell’Impero, nonché di istigare altre genti barbare a invaderlo. Da ciò sarebbe nato un ciclo vizioso di sempre più popolazioni che intendevano impadronirsi delle ricchezze dell’Impero “ricevendo sostanze dall’Imperatore o saccheggiando l’Impero romano o esigendo il riscatto dei prigionieri di guerra e vendendo le tregue” (Procopio di Cesarea). Procopio, nella Storia segreta, accusò Giustiniano di impedire ai suoi soldati di attaccare gli incursori barbari mentre si ritiravano con il bottino, in quanto sperava che, non attaccandoli, se li sarebbe fatti alleati; in un’occasione, addirittura, l’Imperatore avrebbe punito dei contadini che avevano osato, contrariamente alle sue disposizioni, attaccare i barbari per legittima difesa, riuscendo a recuperare parte del bottino (che poi, per ordine di Giustiniano, sarebbe stato addirittura restituito ai saccheggiatori dell’Impero).

L’INVASIONE DI ZABERGAN (558)

Nel 558 Zabergan, capo tribale dei Cutriguri, invasero la Scizia e la Mesia spingendosi fino in Tracia. Qui Zabergan divise in tre il suo esercito: una parte invase Cherson (in modo da poter raggiungere via mare l’Asia e saccheggiare la dogana di abido), un’altra parte la Grecia e il terzo, di settemila uomini condotti dallo stesso Zabergan, marciò pericolosamente su Costantinopoli. Secondo Agazia Zabergan intendeva costringere Giustiniano a pagargli un tributo, come l’Imperatore già faceva con gli Utiguri.

I Cutriguri saccheggiarono e massacrarono lungo la via violentando anche le vergini. La situazione era critica per l’Impero i cui 165000  soldati erano sparsi per un vasto impero che andava dalla Spagna meridionale alla Mesopotamia, per cui erano ben pochi i soldati a disposizione per la difesa della Tracia e della Capitale. Giustiniano affidò l’esercito, costituito perlopiù da contadini e solo in modesta percentuale da veterani, a Belisario. Costui con un abile stratagemma riuscì a vincere una battaglia contro l’invasore spingendoli al ritiro.

Belisario avrebbe potuto inseguire i nemici e ottenere una vittoria ancora più grande se Giustiniano I non l’avesse richiamato nella capitale. Infatti, non appena la notizia del trionfo di Belisario raggiunse la capitale, i suoi cittadini esaltarono il generale delle assemblee suscitando l’invidia di molti burocrati e di Giustiniano stesso. L’imperatore, ritenendo quindi che il favore popolare avesse corrotto Belisario e che mirasse ad altri obbiettivi, lo richiamò in modo che non potesse ottenere un trionfo ancora più completo. Belisario non ottenne nessuna ricompensa per la sua vittoria.

Nel frattempo i Cutriguri che invasero il Chersoneso tentarono di penetrare oltre con una flotta di zattere ma queste furono agevolmente affondate dalla flotta imperiale condotta da Germano.

Zabergan decise quindi di attraversare di nuovo il Danubio non prima di aver ricevuto molti soldi dall’Imperatore per il riscatto dei prigionieri. Giustiniano decise in seguito di mettere zizzania tra Kutriguri e Utiguri; scrisse infatti al re degli Utiguri, a cui pagava un tributo, informandolo che i Kutriguri, invadendo la Tracia, avevano depredato i soldi destinati al pagamento degli Utiguri, e istigandolo a aggredire i Kutriguri, rei di un tale affronto. In questo modo due nemici dell’Impero vennero messi uno contro l’altro, indebolendoli; in questo modo non furono più una minaccia per l’Impero.