Le origini di Venezia

LE ORIGINI DI VENEZIA

Le origini di Venezia sono incerte a causa della laconicità e della scarsa attendibilità delle fonti, scritte molto secoli dopo i fatti e tendenti a mescolare realtà storica e leggenda.

Le leggende sulla fondazione di Venezia sono accomunate dalla convinzione dell’originaria libertà della città lagunare. Secondo una di esse, la causa della fondazione di Venezia andrebbe individuata nelle incursioni di Attila, re degli Unni. Di seguito si riporta un brano tratto dalle opere dell’Imperatore bizantino Costantino Porfirogenito (vissuto nel X secolo) in cui viene riportata la leggenda in questione:

“Un tempo Venezia era un luogo deserto, disabitato e paludoso. Coloro che oggi si chiamano Venetici erano Franchi di Aquileia e di altre località della terra dei Franchi e abitavano nella terraferma vicino a Venezia. Quando arrivò Attila, re degli Avari, devastando e spopolando tutta la Francia, tutti i Franchi cominciarono a fuggire da Aquileia e dagli altri centri fortificati della loro terra raggiungendo le isole disabitate della Venezia e qui costruirono le loro capanne per paura del re Attila. Quando questo re ebbe devastato tutti i luoghi della terraferma giungendo fino a Roma e alla Calabria e lasciando fuori Venezia, coloro che erano fuggiti nelle isole di Venezia, avendovi trovato sicurezza e un modo per mettere fine ai loro timori, decisero di prendere dimora qui e così fecero abitando in questo luogo fino ai giorni nostri.”

Ovviamente per Venetici la fonte intende gli abitanti delle lagune, inoltre Attila non era re degli Avari bensì degli Unni, e a metà del V secolo gli abitanti di Aquileia erano sudditi dell’Impero romano, non certo dei Franchi. Inoltre Attila non raggiunse mai Roma e la Calabria fermandosi ben prima.

Al di là delle evidenti imprecisioni del testo, ciò che risalta sono i due temi della fondazione da parte di profughi provenienti dalla terraferma in fuga dai barbari e il fatto che i nuovi venuti avessero costruito la città dal nulla colonizzando un’area desertica. In realtà le cose andarono diversamente, e in maniera più graduale, e in ogni caso le isole della laguna erano già popolate in epoca romana, ben prima delle incursioni di Attila. Anche se le invasioni del V secolo provocarono indubbiamente una fuga nelle lagune, essa tuttavia fu solo temporanea in quanto, con la ritirata degli invasori, i profughi tornarono nelle loro terre.

Ciò che portò alla graduale fondazione di Venezia fu l’invasione dei Longobardi del 568 che inizialmente si comportarono in maniera efferata e che si stabilirono in maniera stabile nell’entroterra veneto, facendo sì che i profughi rifugiatisi nelle lagune vi si stabilissero permanentemente. Già nel 568 si ebbe la prima ondata di profughi. Successivamente, ai tempi di papa Adeodato, intorno al 615, il vescovo e il popolo di Concordia, in fuga dai Longobardi che avevano preso la città, ripararono a Caorle, nelle lagune. Nel 639 avvenne una nuova ondata di profughi a causa della conquista di Oderzo e di Altino, gli ultimi significativi territori bizantini sulla terraferma veneta, da parte del re longobardo Rotari. Essi ripararono nella nuova città lagunare di Eraclea, edificata in onore dell’imperatore bizantino Eraclio e in vista del definitivo abbandono dei territori sulla terraferma che pareva ormai inevitabile. Secondo la leggenda riportata nella Origo, gli abitanti di Oderzo e di Altino fuggirono dalle loro città all’approssimarsi dei feroci invasori pagani “Unni” (in realtà longobardi) che trovarono le due città desolate e le distrussero, mentre i profughi ripararono nelle lagune, trovandole deserte, e vi si insediarono permanentemente costruendovi i primi centri abitati a partire da Torcello. Il racconto è tuttavia sostanzialmente inattendibile, a parte la fuga degli abitanti dai longobardi e il loro insediamento nelle lagune. Un’epigrafe, comunque, conferma la consacrazione, nel 639, della Chiesa di S. Maria di Torcello.

In seguito all’insediamento permanente nelle lagune da parte dei profughi in fuga dai Longobardi, il toponimo “Venezia”, che in origine denotava una regione dell’Italia romana (il cui nome completo in realtà era Venetia et Histria in quanto era accorpata all’Istria), passò a indicare gli insediamenti sulle lagune come nota la Historia Langobardorum di Paolo Diacono, redatta nell’VIII secolo:

“La Venezia non è costituita da solo quelle poche isole che ora chiamiamo Venezia, ma il suo territorio si estende dai confini della Pannonia fino al fiume Adda.”

Anche il posteriore cronista Giovanni Diacono attribuiva al termine Venetia due significati:

  • Il territorio che si estendeva dai confini della Pannonia fino al fiume Adda.
  • Le isole della laguna di Venezia, tra cui menziona Grado, Bibione, Caorle, Eracliana e altre, insomma le isole che costituiscono l’odierna città di Venezia.

LE ORIGINI DEL DUCATO DI VENEZIA

Tra la fine dell’VII secolo e gli inizi dell’VIII secolo fu istituito il Ducato di Venezia, territorio semiautonomo che riconosceva almeno inizialmente la sovranità dell’Impero bizantino e che successivamente sarebbe diventato noto come “Repubblica di Venezia”. In precedenza la Venezia marittima era amministrata da “tribuni”, stando alle fonti locali.

Il primo duca o doge di Venezia, secondo la tradizione, sarebbe stato Paoluccio Anafesto, eletto per iniziativa dei Venetici che avrebbero così voluto abbandonare il previgente sistema tribunizio. Le fonti tuttavia non sono concordi sulla data della sua elezione, che secondo il Dandolo sarebbe avvenuta nel 697, mentre per Giovanni Diacono tra il 713 e il 715 contraddicendosi però quando afferma che si spense nel 727 dopo vent’anni di governo (che avrebbe dovuto quindi avere inizio nel 707). Secondo la tradizione a Pauluccio sarebbe succeduto il magister militum Marcello a cui subentrò a sua volta il dux Orso. La storiografia moderna ha messo in dubbio l’effettiva storicità di Paoluccio Anafesto e Marcello, sostenendo che il primo doge di Venezia di cui si hanno certezze storiche è Orso, il cui mandato avrebbe avuto inizio nel 727.

A causa dell’indebolimento dell’autorità bizantina in Italia il ducato di Venezia faceva parte dell’Impero bizantino in modo soltanto nominale, conducendo una politica sostanzialmente indipendente da quella dell’esarca d’Italia insediato a Ravenna. Nel 726, secondo alcune fonti, il duca di Venezia sarebbe stato tra i duchi che si rivoltarono all’autorità imperiale aborrendo l’iconoclastia (distruzione delle icone religiose) imposta dall’imperatore Leone III, ma nel 727 sembrerebbe essere già tornato all’obbedienza a giudicare da un privilegio alla città di Grado dello stesso anno in cui la provincia di Venezia era definita sotto l’autorità imperiale. In seguito, forse nel 732, Orso aiutò l’esarca Eutichio, riparato nella laguna veneta in seguito alla momentanea conquista longobarda di Ravenna, a recuperare la capitale dell’esarcato.

In seguito alla morte di Orso, avvenuta nel 737, Venezia fu governata per cinque anni da altrettanti magistri militum (il cui mandato avrebbe avuto durata annuale), a indicare forse una reimposizione di un maggior controllo sulla regione da parte dell’Impero bizantino. Nel 742, tuttavia, la popolazione lagunare depose il quinto magister militum, e nominò duca Deusdedit, figlio di Orso. Il nuovo duca trasferì immediatamente la propria sede da Eraclea a Malamocco ma fu poi deposto e accecato nel 754.

Nei decenni successivi il ducato fu sconvolto dalle lotte per il potere tra la fazione eracleense e quella di Malamocco, l’una favorevole ai Bizantini e l’altra invece autonomista. Molti duchi del periodo furono deposti in maniera violenta e accecati per mano della fazione opposta. In ogni caso i duchi del periodo riconoscevano ancora la seppur nominale sovranità bizantina.

Con la conquista del regno longobardo da parte del re dei Franchi Carlo Magno, il ducato veneziano fu sconvolto dalle lotte per il potere tra il partito filobizantino e quello filofranco che voleva far entrare Venezia nella sfera d’influenza dei Franchi. Seguì una lotta tra Franchi e Bizantini per il possesso di Venezia che ebbe fine con il trattato di Aquisgrana dell’812 con cui il ducato di Venezia rientrò nella sfera d’influenza bizantina.

Nei decenni successivi all’812 il ducato divenne di fatto uno stato indipendente anche se non si è in grado di dire con esattezza a partire da quale anno in quanto l’indipendenza fu raggiunta progressivamente senza rotture brusche e svolte violente. Il Pactum Loctarii dell’840 viene ritenuto significativo in quanto testimonianza del fatto che il ducato venetico ormai trattava alla pari con uno stato estero senza la mediazione di Bisanzio, segno che stesse cominciando a comportarsi come uno stato indipendente.