L’organizzazione ecclesiastica dell’Impero romano in età tardo-antica

L’ORGANIZZAZIONE ECCLESIASTICA DELL’IMPERO ROMANO IN EPOCA TARDO-ANTICA

Mentre in tutte le antiche monarchie la religione e il sacerdotalismo costituivano un potere tanto politico quanto sociale, la posizione della Chiesa cristiana nell’impero romano era una innovazione assoluta, presentando problemi senza precedenti. La storia dell’Impero sarebbe stata profondamente diversa se la Chiesa fosse rimasta indipendente dallo Stato come lo era stata prima di Costantino, e se quell’Imperatore e i suoi successori si fossero accontentati di concedere alla Chiesa la stessa libertà e gli stessi privilegi di cui godevano i culti pagani. Ma eresie e scismi e intolleranza religiosa da un lato, e l’istinto dispotico di controllare tutte le forze sociali dall’altro, portarono a una stretta unione tra Stato e Chiesa che alterò il carattere e lo spirito dello Stato e costituì forse la differenza più evidente tra l’Alto e il Basso Impero. I disordini provocati dalle violente divisioni nella Chiesa su questioni dottrinali richiedevano l’intervento delle autorità pubbliche e le sette rivali erano fin troppo ansiose di assicurarsi il sostegno del governo al fine di sopprimere i loro oppositori. Quindi, fin dall’inizio, Costantino poté stabilire il principio che spettava all’imperatore di convocare, allo scopo di risolvere le diatribe religiose e trovare un accordo di comprommesso, i Concili ecclesiastici generali e di presiederli. Il Concilio di Arles (314 d.C.) fu convocato da Costantino e il Concilio ecumenico di Nicea permise all’Imperatore di presentarsi quasi come il capo della Chiesa. Ma in questa veste si trovava al di fuori della gerarchia ecclesiastica, dato che non assunse mai alcun titolo o carica corrispondente a quello di Pontifex Maximus. Le contingenze storiche fecero sì che i rapporti tra Chiesa e Stato prendessero linee di sviluppo diverse ad Occidente e ad Oriente. In Occidente avrebbe portato all’indipendenza e, in ultima analisi, alla supremazia della Chiesa; in Oriente la Chiesa era tenuta in subordinazione al capo dello Stato, e gli affari ecclesiastici di fatto erano di fatto un dipartimento del governo imperiale. Già nel IV secolo il vescovo di Roma godeva di una indipendenza maggiore rispetto al vescovo di Costantinopoli.

Alla fine del IV secolo il clero era classificato in una scala gerarchica di sette ordini. In generale, le divisioni ecclesiastiche corrispondevano strettamente a quelle civili. Ogni città ha il suo vescovo. Ogni provincia aveva il suo metropolita, che era il vescovo della metropoli della provincia. E al di sopra dei metropoliti provinciali c’era l’esarca, la cui giurisdizione corrispondeva alla diocesi civile. Ogni anno si teneva un sinodo dei vescovi in ​​ogni provincia.

Ma tra le sedi, quattro spiccavano per importanza: Roma, Costantinopoli, Alessandria e Antiochia. Di questi Roma era riconosciuta come la prima, mentre le altre si contendevano il secondo posto. Oltre a queste la Sede di Gerusalemme aveva, in virtù della sua associazione con la nascita del cristianesimo, una pretesa di riconoscimento speciale. Entro la metà del V secolo furono definite le posizioni di queste grandi sedi e fissata la loro giurisdizione. I loro vescovi erano noti come patriarchi, sebbene il vescovo di Roma non assumesse ufficialmente questo titolo. All’epoca vi erano cinque grandi giurisdizioni o patriarcati. L’autorità di Roma si estendeva su tutta la metà occidentale o latina dell’Impero e comprendeva in più la Prefettura del Pretorio dell’Illirico. Il Patriarcato di Costantinopoli estendeva la propria giurisdizione sulle diocesi civili di Tracia, Ponto e Asia. Il Patriarcato di Alessandria, terzo per importanza, corrispondeva alla Diocesi d’Egitto. Il Patriarcato di Antiochia comprendeva la maggior parte della Diocesi d’Oriente; il piccolo Patriarcato di Gerusalemme le tre province palestinesi. La chiesa autocefala di Cipro era separata e indipendente.

Lo sviluppo di una gerarchia graduale tra i vescovi finì per rivoluzionare il carattere della Chiesa. Per tre secoli l’organizzazione cristiana era stata democratica. La sua unione con lo stato monarchico cambiò la situazione. Il sistema gerarchico centralizzato consentiva agli imperatori di controllarlo in un modo che sarebbe stato impossibile se le vecchie forme democratiche fossero state perpetuate.

Costantino e i suoi successori sapevano come accattivarsi il favore della potente organizzazione di cui avevano assunto la guida. Privilegi preziosi furono concessi al clero e alle chiese. In particolare il clero, come i sacerdoti pagani, era esentato dalla tassazione, un privilegio che attirava molti nei loro ranghi. Le chiese avevano il diritto illimitato di ricevere lasciti ed ereditavano dai templi pagani il privilegio di offrire asilo politico. I vescovi avevano il diritto di agire come giudici nelle cause civili che le parti interessate si erano accordate di portare davanti a loro, e le loro decisioni erano senza appello. La politica imperiale era quella di avvalersi delle autorità ecclesiastiche nell’amministrazione locale, e con il declino della vecchia vita delle comunità urbane, l’influenza dei vescovi aumentò. Il vescovo condivideva con il defensor civitatis il dovere di proteggere i poveri dall’oppressione dei potenti e dalle esazioni dei funzionari governativi, e poteva portare casi di illeciti alle orecchie dell’imperatore stesso. Alla fine sarebbe diventato la persona più influente nell’amministrazione urbana.

Il primo secolo del cristianesimo nel suo nuovo ruolo di religione di stato fu segnato dallo sviluppo del diritto ecclesiastico. Il primo tentativo di codificare il diritto canonico risale all’inizio del V secolo. La legislazione dei concili era ovviamente vincolante solo per la Chiesa in quanto tale, ma col passare del tempo gli Imperatori cominciarono a inglobare i canoni ecclesiastici nelle costituzioni imperiali e quindi renderli parte del diritto dello stato. Tuttavia, è da notare che il diritto canonico ebbe effetti molto limitati se non nulli sul diritto civile romano fino almeno al settimo secolo.