L’organizzazione militare dell’Impero romano in età tardo-antica

L’ORGANIZZAZIONE MILITARE DELL’IMPERO ROMANO IN EPOCA TARDO-ANTICA

Le principali differenze tra l’esercito romano tardo-imperiale e quello alto-imperiale consistevano nell’esistenza di un esercito di campo mobile, nell’organizzazione della cavalleria in corpi indipendenti dalla fanteria, e nelle dimensioni inferiori delle unità legionarie. In seguito alle riforme militari di Diocleziano e Costantino le forze militari furono suddivise in due classi principali: le truppe mobili (i cosiddetti comitatenses), che accompagnavano l’imperatore nei suoi spostamenti e costituivano un “seguito sacro” (comitatus) e le truppe di frontiera o limitanei.

Le legioni romane alto-imperiali comprendevano ciascuna 6000 soldati. Legioni di questo tipo furono conservate nel caso dei limitanei, ma furono suddivise in distaccamenti di circa 1000 soldati ciascuno (corrispondenti alla vecchia coorte) stazionati in quartieri differenti, talvolta addirittura in province differenti. Questi distaccamenti non erano più associati con un numero di coorti di fanteria e squadroni di cavallerie, come accadeva in precedenza. La cavalleria e le corti furono poste sotto il comando di generali separati.

L’esercito di campo consisteva in due classi di truppe: i semplici comitatenses e i palatini. I palatini, che prendevano il posto delle vecchie guardie pretoriane, costituivano una sezione privilegiata dei comitatenses e mantennero la posizione assai privilegiata di guardie imperiali; per tale motivo erano stazionate nelle vicinanze di Costantinopoli o in Italia. La fanteria dell’esercito di campo era costituita da piccole legioni di 1000 soldati ciascuno, e corpi di fanteria leggera noti come auxilia reclutate principalmente dalla Gallia, reclutando massicciamente Franchi e altri Germani. La cavalleria, che costituiva un comando separato, consisteva di squadroni, detti vexillationes, comprendenti ciascuno 500 soldati.

Ognuna di queste unità – la legione, l’auxilium e la vexillatio dei comitatenses, il distaccamento legionario e la coorte dei limitanei – era di regola sotto il comando di un tribuno, in alcuni casi di un praepositus.

Queste armate erano sotto il comando supremo di magistri militum. In Oriente vi erano cinque magistri equitum et peditum, di cui due di essi (detti in praesenti, a disposizione immediata dell’Imperatore) risiedevano a Costantinopoli e comandavano ciascuno metà delle truppe palatine, mentre gli altri tre esercitavano autorità indipendente nelle armate dell’Oriente, della Tracia e dell’Illirico. In Occidente, invece, in luogo di cinque comandanti coordinati, vi erano due magistri militum in praesenti, uno della fanteria e uno della cavalleria. Il magister peditum in praesenti era il comandante della fanteria dell’Italia e aveva come subordinati i comandanti dei reggimenti di fanteria di tutto il resto dell’Occidente romano, compresi i comandanti dei limitanei. Nelle diocesi i comandanti dei comitatenses detenevano il titolo di comes. Secondo questo schema il magister equitum in praesenti aveva autorità pari a quella del magister peditum in praesenti. Questa organizzazione fu rivista investendo il magister peditum dell’autorità suprema su cavalleria e fanteria e rinominandolo magister equitum et peditum o magister utriusque militiae, con un autorità superiore al magister equitum.

I limitanei erano posti sotto il comando di duces, i successori dei vecchi legati pro praetore del sistema augusteo. In Occidente il dux era subordinato al magister peditum, mentre in Oriente al magister militum del distretto militare al quale apparteneva la provincia di sua competenza.

Le legioni palatine succedettero alle vecchie guardie pretoriane, ma Costantino o uno dei suoi predecessori organizzarono truppe di guardia che erano più strettamente legate all’Imperatore. Si trattava delle Scholae, destinate ad avere una lunga storia. Il termine Scholae fu associato alle guardie di Costantino a causa di un portico del palazzo assegnato loro, dove potevano trascorrere ore intere in attesa degli ordini imperiali. Fino alla metà del V secolo le Scholae erano costituite soprattutto da Germani, meglio equipaggiati e meglio remunerati della cavalleria ordinaria dell’esercito. A Costantinopoli erano di servizio sette Scholae, ognuna con 500 effettivi e sotto il comando di un tribuno. L’intera guardia era sotto il controllo del magister officiorum. Strettamente associati alle Scholae era un corpo di guardie speciale, che prendevano il nome di candidati dalle uniformi bianche da essi indossate.

Mentre le Scholae e i Candidati erano guardie del corpo dell’Imperatore e non lasciavano mai la corte tranne per accompagnare l’Imperatore nei suoi spostamenti, vi era un altro corpo di guardie, i cosiddetti Domestici, comprendenti sia cavalieri che fanti, che di norma avevano sede nello stesso luogo della Corte Imperiale, ma potevano essere spedite altrove per compiere missioni particolari. I Domestici erano posti sotto il comando di comites domesticorum indipendenti dal magister militum.

Una importante componente dell’esercito dell’epoca era costituita dalle truppe di origini barbariche. Si tratta di un importante cambiamento rispetto all’epoca alto-imperiale. In epoca alto-imperiale, infatti, i barbari erano esclusi dall’esercito, essendo le legioni costituite da cittadini romani mentre gli auxilia di sudditi romani; all’epoca, inoltre, il servizio militare era obbligatorio per tutti i cittadini e sudditi di sana costituzione. In epoca tardo-imperiale entrambi i principi furono ribaltati. Gli auxilia vennero reclutati in larga misura facendo ricorso ai barbari residenti al di fuori dell’Impero romano, e anche molte delle cariche militari più importanti furono assegnate a generali di origini barbariche. L’immissione in grandi quantità di barbari nell’esercito portò all’introduzione di usanze di origini germaniche. L’urlo di battaglia germanico fu adottato dalle truppe imperiali ogni volta che scendevano in battaglia. Nel IV secolo fu introdotta dalle truppe germaniche anche l’usanza di elevare sugli scudi l’imperatore appena proclamato.

Le legioni continuarono a essere costituite da cittadini romani, ma la distinzione tra cittadini e sudditi era scomparsa da quando all’inizio del III secolo era stata concessa la cittadinanza romana a tutti i sudditi liberi dell’Impero. Le legioni e la cavalleria, costituite da cittadini, cessarono di rivestire una posizione privilegiata. Ad esempio gli auxilia sulla frontiera del Danubio, costituiti soprattutto da truppe germaniche, erano di grado superiore alle truppe legionarie sotto lo stesso comando. Allo stesso tempo in cui i Barbari venivano immessi in grandi quantità nell’esercito, fu abolita l’obbligatorietà del servizio militare per i cittadini romani. Una legge dell’Imperatore Valentiniano III, datata V secolo, affermava esplicitamente che “nessun cittadino romano dovrebbe essere obbligato a servire”, tranne che nella difesa della sua città in caso di pericolo.

Un terzo antico principio dello stato romano, che solo gli uomini liberi potessero servire nell’esercito, fu formalmente mantenuto, anche se in casi di particolare gravità fu temporaneamente sospeso. Ad esempio nel 406, in seguito all’invasione dell’Italia ad opera delle orde gotiche condotte da Radagaiso, l’Imperatore fu costretto dalle necessità a permettere agli schiavi di reclutarsi con la promessa di una ricompensa in denaro e della loro emancipazione. Sembrerebbe che prima di allora, solo in un’altra occasione, Roma fu costretta ad affidare le armi nelle mani degli schiavi, per respingere l’avanzata di Annibale in seguito alla disfatta di Canne.

Le reclute potrebbero essere suddivise in quattro classi:

  • I numerosi avventurieri poveri, sia romani che barbari, che si reclutavano volontariamente rivolgendosi all’ufficiale di reclutamento e ricevevano da lui il pulveraticum (“denaro-polvere”, o spese di viaggio).
  • Le reclute fornite dai proprietari terrieri tra la loro “servitù della gleba”.
  • I figli dei soldati, che erano costretti a svolgere la professione di loro padre. L’obbligo di svolgere il lavoro del padre decadde comunque prima dell’epoca di Giustiniano.
  • Barbari insediati all’interno dell’Impero. Questi stranieri (gentiles) incorporati nell’Impero, senza però goderne i diritti civici, erano per lo più Germani e Sarmati, organizzati in comunità sotto il controllo di ufficiali romani. In Gallia erano denominati laeti.

L’esercito imperiale era “democratico” nel senso che il soldato più umile, non importa di quale ceto sociale, poteva raggiungere i gradi militari più ambiti con il solo talento e abilità. Il primo passo era la promozione a centenario e ducenario, che corrispondevano ai vecchi centurioni. Il passo successivo era la promozione a tribuno, con il comando di una unità militare, e i tribuni più efficienti potevano ricevere come premio il rango di comes.

DIMENSIONI DELL’ESERCITO ROMANO

Per quanto concerne le dimensioni dell’esercito romano, è noto che nel terzo secolo comprendesse all’incirca 300000 soldati. Diocleziano aumentò considerevolmente il numero degli effettivi, che incrementò ulteriormente nel corso del IV secolo. Sulla base della Notitia dignitatum si potrebbe concludere che intorno al 428 il numero di effettivi eccedesse i 600000 soldati. Tuttavia probabilmente le legioni e le altre unità militari enumerate nella Notitia potrebbero in diversi casi avere avuto un numero di effettivi inferiore a quello teorico, e in alcuni casi potrebbero essere esistite soltanto sulla carta. Inoltre, se si considera il solo esercito di campo, sembra che non ci sia ragione di dubitare che intorno al 428 ammontasse a circa 200000 soldati. Era in maniera diseguale spartito tra Occidente e Oriente, con la maggior parte delle truppe assegnate all’Occidente. In Italia vi erano all’incirca 24500 fanti e 3500 cavalieri.

IL DECLINO DELLA FANTERIA E L’ASCESA DELLA CAVALLERIA

Nel periodo tardo-imperiale si ebbe il graduale declino della fanteria, soppiantata dalla cavalleria. Le grandi vittorie di Roma erano state conseguite grazie alla fanteria, e la cavalleria svolgeva un ruolo minore di sostegno alla fanteria. Ma con la battaglia di Adrianopoli del 378, in cui la fanteria romana fu sconfitta dalla cavalleria gota, segnò l’inizio del processo con cui la cavalleria soppiantò la fanteria. Le vittorie dei generali Belisario e Narsete, vissuti nel VI secolo all’epoca di Giustiniano, furono conseguite con la cavalleria (in particolare gli arcieri a cavallo), con la fanteria che svolse un ruolo molto minore.

FOEDERATI

Roma non dipendeva soltanto sui propri soldati regolari per proteggere le frontiere. Contava anche sull’aiuto dei piccoli stati federati posti extra fines (all’esterno dell’Impero) ma all’interno della sfera di influenza romana. Il sistema degli stati clienti risaliva fin dai tempi della Repubblica. I principi di questi popoli clienti erano vincolati da un ben definito trattato di alleanza – il foedus, da cui deriva il termine foederati – a difendere essi stessi e l’impero da una minaccia esterna, e in cambio ricevevano protezione ed erano esentati dal pagare tributi. Successivamente il principe cliente ricevette dall’Imperatore una paga annuale, con cui avrebbe dovuto pagare i propri soldati per ricompensarli per l’aiuto prestato all’Impero. In seguito alla sconfitta romana nella battaglia di Adrianopoli, l’imperatore Teodosio fu costretto a insediare all’interno dei confini dell’Impero i foederati Visigoti, che costituirono il primo caso di foederati intra fines. I foederati intra fines, insediati in una certa regione dell’impero, ricevevano, in base dell’hospitalitas, un terzo o i due terzi delle terre delle regioni di insediamento. I foederati intra fines divennero di fatto i padroni delle regioni di insediamento, portando infine alla caduta dell’Impero romano d’Occidente.

A partire dal V secolo cominciò a formarsi una nuova classe di truppe a cui fu attribuito il nome di Foederati, ma che devono essere distinti dagli alleati barbari citati in precedenza. Queste truppe erano reclutate presso le popolazioni estere, erano pagate dal governo, erano comandate da ufficiali romani, e costituivano una sezione distinta del sistema militare. Nel VI secolo queste truppe di Foederati divennero probabilmente i soldati più efficienti dell’esercito imperiale.

BUCELLARII

Nel V secolo fu costituita una ulteriore classe di guerrieri, i Bucellarii, guardie del corpo private al servizio di generali potenti. Essi prendevano il nome dal bucellum, il pane che veniva dato ai soldati come parte del rancio. Tali forze armate private erano in teoria illegali, ma, malgrado i divieti imperiali, la pratica non si arrestò. Il numero di Bucellarii era limitato esclusivamente dalle ricchezze del loro padrone, e anche gli ufficiali di grado subordinato giunsero ad avere bucellarii al loro servizio. Nel VI secolo il generale Belisario aveva a disposizione ben 7000 bucellarii, e queste truppe private costituivano una frazione considerevole degli effettivi dell’Impero. Quando entravano al servizio del loro padrone dovevano giurare fedeltà anche all’imperatore.

MARINA MILITARE

Per quanto riguarda la marina militare, essa in periodo tardo-imperiale fu alquanto trascurata. Vi erano flotte nelle vecchie basi navali istituite da Augusto a Miseno e Ravenna, e un altro squadrone (classis Venetum) era mantenuto ad Aquileia. Ma è significativo che i prefetti di queste flotte erano posti sotto il controllo del magister militum dell’Italia. Non esisteva un comando navale indipendente dall’esercito terrestre. In Oriente sono attestate dalle fonti solo piccole flottiglie che pattugliavano il basso corso del Danubio sotto la direzione dei comandanti militari di frontiera. Per secoli il Mediterraneo era stato un lago romano (mare nostrum), e la mancanza di nemici portò al declino della marina. Nel III secolo si era rivelata incapace di proteggere le coste dalla pirateria, e durante il regno di Probo non fu in grado di arrestare una devastante incursione navale dei Franchi. Nel IV secolo, tuttavia, la marina militare fu decisiva nella guerra civile tra Costantino e Licinio. Nel V secolo il Mediterraneo cessò di essere un mare interamente romano anche a causa dell’emergere della minaccia dei Vandali, che contesero ai Romani il controllo dei mari. Gli Imperatori di Costantinopoli rinforzarono conseguentemente la marina, che tuttavia continuò a essere trattata come una mera appendice dell’esercito terrestre, e nelle spedizioni marittime le flotte che convogliavano i trasposti non furono mai poste sotto un comando navale indipendente. Solo nel VII secolo, quando l’Impero dovette lottare per la sua stessa esistenza contro un nemico molto più formidabile dei Vandali, fu istituito un ministro della marina indipendente.