La riconquista visigota della Spagna imperiale

LE CONQUISTE DI LEOVIGILDO

La massima espansione della provincia di Spagna conquistata da Giustiniano. In verde scuro il territorio ancora imperiale alla morte di Leovigildo, mentre in verde più chiaro sono i territori riconquistati da Atanagildo (pochi) e poi Leovigildo.

Come già narrato in precedenza, Bisanzio aveva ottenuto il controllo di una striscia di territori nella Spagna meridionale, approfittando di una guerra civile tra i Visigoti (555). La Spagna, tuttavia, non era considerata un possedimento prioritario da difendere per Bisanzio. Dunque furono poste a presidio della Spagna ben poche truppe, 5.000 al massimo. Ben presto però, nei primi anni di Giustino II, arrivò la controffensiva visigota, sotto il loro nuovo re Leovigildo. La storia delle sue riconquiste è narrata sommariamente anno per anno dall’abbate Giovanni di Biclaro, suo contemporaneo, da cui sono state prese le notizie.

Leovigildo era fratello di re Liuva, e nell’anno 569 fu associato al trono dal fratello, che gli assegnò la Hispania Citerior: l’obbiettivo politico del nuovo sovrano, che all’ascesa al potere sposò Gosuinta, la vedova del precedente re Atanagildo, presumibilmente per ragioni politiche, era restaurare “ai suoi antichi confini le province dei Visigoti, che nel corso del tempo si erano ridimensionate a causa di numerose rivolte”.

Per adempiere al suo programma, Leovigildo radunò il suo esercito e già l’anno successivo aggredì il territorio imperiale, devastando la regione di Bastetania (la regione tra Malaga e Cartagena) e sconfiggendo i soldati imperiali in quella regione. L’anno successivo si impadronì di un’altra città per il tradimento di un certo Framidaneo, mentre nel 572 anche Cordova fu espugnata. Nel 573 re Leovigildo continuò le sue campagne militari conquistando la Salaria, una regione non meglio identificata, dopodiché, soddisfatto, associò al trono i suoi due figli, Ermenegildo e Recaredo. L’anno successivo le sue campagne di conquista proseguirono, portando alla sottomissione della Cantabria con la città di Amaya.

Nel 575, attaccando gli Svevi, si impadronì anche dei monti Aregesiani, sconfiggendo in battaglia e facendo prigioniero il signore della regione, Aspidio, insieme alla moglie, ai figli, e a un grosso bottino di guerra. L’anno successivo le campagne contro gli Svevi continuarono, ma, persuaso dal re svevo Mirone, decise di concedere al nemico, probabilmente dietro pagamento di un tributo, una tregua di breve durata e il ritiro dei Visigoti dal territorio. Nel 577 volse le sue campagne di riconquista più a sud, e si impadronì della provincia di Orospeda, una regione della Spagna sudorientale, un po’ più ad occidente di Cartagena: poco tempo dopo, però, la regione si rivoltò sotto la guida di ribelli contadini, che però non poterono resistere a lungo agli eserciti inviati per sedare la rivolta; così l’Orospeda fu definitivamente conquistata.

LA RIVOLTA DI ERMENEGILDO

Ora, “avendo sconfitto i tiranni su tutti i fronti e superato in battaglia gli invasori della Spagna”, re Leovigildo sospese per il momento le campagne militari, e decise di promuovere opere edilizie: fondò nel 578 una città in Celtiberia, battezzata Recopoli in onore del figlio Recaredo, abbellendola di magnifici edifici e concedendo diversi privilegi ai suoi abitanti. L’anno successivo cercò di stabilire rapporti di amicizia con i Franchi, organizzando il matrimonio combinato tra suo figlio Ermenegildo alla figlia del re franco Sigiberto, Ingunde, e affidando al figlio il governo di parte del Regno. Ermenegildo, tuttavia, si rivoltò al padre, anche per divergenze religiose, essendo cattolico a differenza di Leovigildo che era ariano. Cercò l’alleanza con gli Imperiali, che potevano trarre vantaggi da una guerra civile tra Visigoti, ma Leovigildo corruppe l’ufficiale imperiale a capo dell’esercito di Spagna, spingendolo a non aiutare Ermenegildo.

La guerra volse presto in favore di Leovigildo e nel 583 assediò Siviglia, dove si era rifugiato il figlio ribelle: giunse presto in soccorso della città Mirone, re degli Svevi, ma, vinto in combattimento da Leovigildo, “qui terminò i suoi giorni”. Leovigildo, infine, dopo aver bloccato ogni arrivo di rifornimenti alla città con uno stretto assedio e con lo sbarramento del fiume Baetis, ottenne la resa della città l’anno successivo: Ermenegildo riuscì a fuggire in territorio imperiale, ma pagò caro le sconfitte subite per opera del padre con la perdita di tutte le città che aveva strappato al padre; Leovigildo, dunque, espugnata Cordoba, catturò qui Ermenegildo e lo privò del regno, decidendo tuttavia di risparmiarlo e di limitarsi a esiliarlo a Valencia.

Posta fine alla guerra civile, Leovigildo decise di annientare definitivamente il regno degli Svevi: dopo una breve campagna militare, nell’anno 585 devastò e occupò la Galizia, espugnò la capitale degli Svevi catturando il loro re Audeca e privandolo del Regno, e sottomise in questo modo al suo dominio l’intera popolazione sveva, incamerando nelle casse regie il tesoro degli Svevi; Audeca fu costretto a subire la tonsura e a farsi prete, e fu esiliato nella città di Beja.

LA PERDITA DELLA SPAGNA

Leovigildo si spense nel 586, e venne succeduto dal figlio Recaredo, il quale nel 587 si convertì dall’arianesimo al cattolicesimo. Recaredo riconobbe la legittimità della frontiera bizantina e scrisse a papa Gregorio I, richiedendo una copia del trattato precedente inviata dall’imperatore Maurizio. Gregorio replicò che il testo del trattato era stato perso in un incendio durante il regno di Giustiniano ed avvertì Recaredo che non lo avrebbe voluto trovare perché avrebbe garantito probabilmente più territorio ai bizantini di quanto ne avessero in quel momento (agosto 599).

Nel VII secolo l’espansione visigota ai danni degli Imperiali in Spagna riprese con maggiore forza, anche se le cronache dell’epoca la descrivono laconicamente, non permettendone una ricostruzione dettagliata. Stando alla Storia dei re goti, vandali e svevi di Isidoro di Siviglia, il re visigoto Viterico, tra il 603 e il 610, “pur combattendo frequentemente battaglie contro i soldati romani, non ottenne alcuna gloria adeguata a parte la cattura di alcuni soldati a Segontia con l’aiuto dei suoi generali”. Sempre secondo Isidoro, che tuttavia rimane nel vago, il re visigoto Gundemaro, che regnò dal 610 al 612, condusse una vittoriosa spedizione contro i Vasconi e “assediò i soldati romani”. Secondo il cronista franco Fredegario il re visigoto Sisebuto, che regnò dal 612 al 621, “sottrasse molte città all’impero romano lungo la costa, distruggendole fino alle fondamenta”. Anche la Storia dei re goti, vandali e svevi di Isidoro di Siviglia attesta i successi conseguiti da Sisebuto contro gli Imperiali, pur non descrivendo le operazioni militari nel dettaglio. Tuttavia è noto che nel 615 il patrizio imperiale Cesario intavolò trattative di pace con Sisebuto. Cesario, nella lettera al re visigoto, tentò di convincerlo a negoziare una pace, rammentandogli che, al fine di creare un clima distensivo e facilitare le trattative, aveva liberato un vescovo visigoto fatto prigioniero dalle truppe imperiali. Sisebuto accettò di trattare e inviò quale intermediario un certo Ansemundo. Cecilio inviò una delegazione a Costantinopoli per informare l’Imperatore Eraclio delle trattative e per ricevere da lui direttive su come procedere. Cesario inviò due ambasciatori a Sisebuto per informarlo sulle esatte condizioni di pace proposte da Eraclio. Secondo alcuni studiosi, con il trattato di pace del 615 l’Impero romano d’Oriente cedeva ai Visigoti i territori a est dello Stretto di Gibilterra conservando per il momento i residui territori a ovest del suddetto Stretto.

Sisebuto si spense nel 621. Nello stesso anno si impadronì del trono visigoto il generale Suintila, che già in passato, sotto il regno di Sisebuto, si era distinto in guerra espugnando diverse fortificazioni imperiali. Entro il 624 il re visigoto Suintila completò la sottomissione dell’intera penisola iberica sotto il giogo dei Visigoti sottraendo agli Imperiali i territori residui rimasti in loro possesso, a parte le Isole Baleari, che furono definitivamente separate dall’Impero con le incursioni saracene, che ebbero inizio nell’ottavo secolo.